El infarto placentare È una patologia che può compromettere il corretto sviluppo della gravidanza compromettendo la funzione della placenta. Questo organo, fondamentale per lo scambio di nutrienti e ossigeno tra madre e feto, può subire aree di necrosi a causa dell'interruzione del flusso sanguigno, causando infarto della placenta. Esistono due tipologie principali di infarto: infarto bianco e infarto rosso, entrambi con caratteristiche particolari.
Infarto placentare bianco
El attacco di cuore bianco Non è altro che una necrosi di aree limitate della placenta. Si forma a causa della degenerazione fibrinoide del tessuto, che si presenta sotto forma di piccoli noduli bianco-giallastri o grigi. Questi noduli sono solitamente fermi al tatto e si trovano circondati da villi coriali, che sono essenziali per l'assorbimento dei nutrienti e dell'ossigeno.
Fortunatamente, gli infarti bianchi sono generalmente benigni, quindi non influenzano lo sviluppo del feto o le possibilità di un parto normale. Sebbene possano apparire preoccupanti negli studi di imaging, la loro presenza non è collegata a complicanze fetali.
Il meccanismo alla base della formazione di questi infarti ha a che fare con il risposta infiammatoria endometriale, il rivestimento interno dell'utero, a causa di lesioni o trombosi nei vasi sanguigni che riforniscono la placenta. Di conseguenza, la fibrina si deposita sui villi, causando la necrosi del tessuto placentare.
Infarto placentare rosso
El attacco di cuore rosso, al contrario del bianco, è più aggressivo. Si forma per l'accumulo di sangue nei nuclei del tessuto placentare, dando origine a noduli rossi o neri, di consistenza più compatta e visibili nella parte materna della placenta. Questi infarti possono modificare sia l'aspetto che la struttura della placenta, il che può portare a complicazioni più gravi se non adeguatamente monitorati.
Nei casi in cui gli infarti rossi sono abbondanti, ciò che è noto come a placenta tartufata, caratterizzato dalla presenza di molteplici protuberanze scurite sulla superficie della placenta, che le conferiscono una consistenza irregolare. Questi infarti cambiano anche colore nel tempo, passando dal rosso vivo al tono grigiastro o nerastro man mano che la fibrosi tissutale progredisce.
Le placente con infarti rossi sono generalmente più piccole, più piatte e meno dense delle placente sane. Questo cambiamento strutturale riduce la capacità della placenta di svolgere la sua funzione, influenzando l'apporto di nutrienti e ossigeno al feto.
La diagnosi di infarti rossi viene spesso effettuata da a esame istologico, che rivela sangue accumulato all'interno, una stratificazione di fibrina e la presenza di villi appiattiti che formano una capsula attorno al tessuto necrotico. Queste alterazioni possono avere gravi conseguenze sullo sviluppo fetale, soprattutto nelle gravidanze complicate da preeclampsia o ipertensione.
Eziologia e fattori di rischio
I infarti placentari Di solito sono associati a determinati fattori di rischio materno.
- Ipertensione: L'ipertensione, soprattutto quella indotta dalla gravidanza, aumenta il rischio di subire infarti placentari. Ciò è dovuto al danno che l’ipertensione provoca alle arterie che riforniscono la placenta.
- albuminuria: La presenza di proteine nelle urine è un segno di danno renale ed è correlata alla preeclampsia, un disturbo della gravidanza che aggrava gli ictus placentari, soprattutto gli ictus rossi.
- Trombosi: La trombosi dei vasi sanguigni placentari è una delle principali cause di infarto. Le donne che soffrono di disturbi emorragici, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi, corrono un rischio maggiore di sviluppare queste complicanze.
- età materna avanzata: Le donne di età superiore ai 35 anni hanno maggiori probabilità di avere complicazioni durante la gravidanza, comprese quelle legate alla funzione placentare.
Impatto sulla salute fetale
Quando gli infarti placentari sono limitati, come nel caso dell'infarto bianco, solitamente non si verificano complicanze fetali. Tuttavia, quando gli infarti sono multipli, estesi e interessano vaste aree della placenta, l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al feto è compromesso.
Ciò può causare a restrizione della crescita intrauterina (CIR), il che significa che il feto non cresce adeguatamente e potrebbe nascere con un peso significativamente inferiore a quello previsto. In alcuni casi, durante i controlli ecografici vengono identificati infarti placentari, che mostrano aree dense e microinfarti nella placenta.
In situazioni gravi, come nel caso di attacchi cardiaci multipli o a placenta tartufata, potrebbe esserci un aumento del rischio di morte fetale, soprattutto se gli infarti si estendono a più del 40% del tessuto placentare.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi di infarto placentare viene generalmente effettuata attraverso una combinazione di studi ecografici e analisi istologiche postnatali. All'ecografia, gli infarti appaiono solitamente come aree anecoiche (cioè aree scure sull'immagine) che indicano la presenza di tessuto fluido o necrotico all'interno della placenta.
Per quanto riguarda il trattamento, non esistono misure specifiche per far regredire gli infarti placentari. Tuttavia, una corretta gestione dei fattori predisponenti, come l’ipertensione o la preeclampsia, è fondamentale per evitare che la situazione peggiori. Nelle donne con diagnosi di preeclampsia, ad esempio, può essere utilizzato il trattamento con aspirina a basse dosi e altri anticoagulanti per prevenire la formazione di coaguli nella placenta.
È essenziale il monitoraggio delle gravidanze ad alto rischio, con controlli più frequenti ed ecografie dettagliate per monitorare lo sviluppo della placenta e il benessere del feto.
Prevenzione
Sebbene sia difficile prevenire completamente gli infarti placentari, alcune misure possono ridurre i rischi associati. Le donne incinte dovrebbero mantenere uno stretto controllo della pressione sanguigna, soprattutto quelle con una storia di ipertensione o preeclampsia. Si raccomanda inoltre di evitare il consumo di tabacco, poiché è strettamente legato sia all’ipertensione che ai problemi vascolari che colpiscono la placenta.
Inoltre, nelle donne con una storia di infarto placentare o trombosi, potrebbe essere necessario l'uso di anticoagulanti come eparina a basso peso molecolare per evitare la formazione di coaguli.
Infine, è consigliabile seguire una dieta equilibrata, ricca di nutrienti essenziali come calcio e magnesio, ed evitare stress prolungati, che possono aggravare le condizioni che predispongono agli infarti placentari.
In conclusione, gli infarti placentari, sebbene possano destare preoccupazione, devono essere adeguatamente monitorati per minimizzare i loro effetti sul feto. Un monitoraggio e una gestione rigorosi dei fattori di rischio sono essenziali per garantire che si evitino gravi complicazioni e che la salute materno-fetale rimanga in equilibrio. Sebbene gli infarti bianchi di solito si verifichino senza conseguenze gravi, gli infarti rossi sono più complessi e richiedono particolare attenzione.